La recente riforma fiscale del 2024 ha introdotto significative novità nella tassazione delle plusvalenze immobiliari, mettendo in difficoltà molte famiglie. Con l’inasprimento delle norme fiscali, è essenziale comprendere come funzionano questi nuovi regolamenti, chi deve pagare le imposte e come evitare sanzioni.
La plusvalenza immobiliare è il guadagno ottenuto dalla vendita di un immobile a un prezzo superiore a quello d’acquisto. Questo incremento di valore può derivare da vari fattori, come la rivalutazione del mercato o interventi di miglioramento dell’immobile. Dal punto di vista fiscale, la plusvalenza è considerata un “reddito diverso” e quindi soggetta a tassazione.
Le nuove norme impongono una maggiore attenzione nella gestione delle compravendite immobiliari, specialmente per chi ha usufruito di bonus edilizi come il superbonus. La scelta del regime di tassazione più conveniente e una corretta pianificazione fiscale sono cruciali per evitare sorprese e sanzioni.
La tassazione delle plusvalenze immobiliari: nuove regole e implicazioni per le famiglie
Come già spiegato la plusvalenza è la differenza tra il prezzo di vendita dell’immobile e il prezzo di acquisto, al netto delle spese accessorie sostenute durante l’acquisto. Queste spese includono: tasse pagate per l’acquisto dell’immobile, onorario del notaio, spese per intermediazioni immobiliari e costi di manutenzione straordinaria.
Ad esempio, se un immobile viene acquistato per 150.000 euro, con spese accessorie di 10.000 euro, e venduto a 180.000 euro, la plusvalenza tassabile sarà di 20.000 euro. Se però sono stati eseguiti lavori di ristrutturazione per 15.000 euro, la plusvalenza imponibile si riduce a 5.000 euro.
Non tutte le plusvalenze sono tassate. Le esenzioni includono:
– Immobili posseduti da oltre 5 anni
– Immobili ereditati
– Immobili utilizzati come abitazione principale dal proprietario o dai suoi familiari per la maggior parte del periodo di possesso
Per gli immobili ricevuti in donazione, il calcolo dei 5 anni parte dalla data di acquisto da parte del donante.
La tassazione delle plusvalenze può avvenire tramite due modalità:
– Tassazione ordinaria: con le aliquote IRPEF che variano dal 23% al 43%
– Tassazione sostitutiva: con un’aliquota fissa del 26%
La scelta tra i due metodi dipende dalla situazione reddituale del contribuente. Ad esempio, per un reddito di 50.000 euro annui, la tassazione sostitutiva al 26% può risultare più conveniente rispetto all’aliquota IRPEF del 43%.
Il pagamento dell’imposta può avvenire in due modi:
– Tassazione sostitutiva: il notaio trattiene l’imposta al momento del rogito e la versa per conto del contribuente.
– Tassazione ordinaria: La plusvalenza deve essere dichiarata nella dichiarazione dei redditi annuale, con possibilità di rateizzazione.
La legge di bilancio 2024 ha introdotto nuove regole per le plusvalenze derivanti da immobili ristrutturati con il superbonus. La tassazione si applica ora su un periodo di 10 anni e include diversi metodi di calcolo delle spese di ristrutturazione:
– Interventi tra 5 e 10 anni prima della vendita: Si considera solo il 50% del valore della ristrutturazione.
– Interventi entro i 5 anni precedenti: Non si considera il valore della ristrutturazione.
Ad esempio, un immobile acquistato per 100.000 euro e ristrutturato per 80.000 euro con superbonus, se venduto a 200.000 euro dopo 6 anni, avrà una plusvalenza tassabile di 60.000 euro, considerando solo il 50% delle spese di ristrutturazione.
fonte : disignmag Angela Marrelli